Vincenzo Ammazzalorso e i suoi magici racconti attraverso la sua fotocamera

Vincenzo Ammazzalorso e i suoi magici racconti attraverso la sua fotocamera

In genere lo si incontra nel tardo pomeriggio con il suo andamento lento all'interno della "sua" perimetrazione urbana fra via Crucioli dove abita, corso San Giorgio e Piazza Martiri dove abitualmente incontra gli amici di sempre. Eppure negli anni giovanili dell'università a Firenze dedicati allo studio delle Scienze forestali e poi agli impegni didattici e professionali, Vincenzo Ammazzalorso non ha fatto altro che girare in lungo e in largo per la penisola, essenzialmente per monti e per valli, progettando e misurando il variegato mondo agro silvo pastorale da cui ha tratto feconda ispirazione nella sua personalissima narrazione per immagini. Senza tuttavia perdere quel tratto distintivo del carattere che si chiama metodicità nel realizzare le cose sempre a regola d'arte prima di sottoporle alla curiosità altrui. Ancor di più se riferita alla sua intima vocazione per la fotografia di cui però parla solo in occasione di eventi artistici che lo vedono coinvolto in primissimo piano catturando lo sguardo del pubblico e della critica più intransigente. "Le persone si preoccupano di comprare attrezzatura costosa o di cercare la fotografia in posti esotici" avverte Ammazzalorso. "Forse dovrebbero preoccuparsi di investire più su se stessi. Coltivare la propria sensibilità, nutrire la propria anima e la propria mente aiuta a scoprire il senso vero della fotografia. Se dentro non abbiamo niente anche le nostre foto non comunicheranno niente, il cibo per l'anima non si compra al supermercato."  

Il pregio di questo singolare autore è quello di restarsene chiuso  nel proprio guscio di riservatezza che lo rende immune dalle tentazioni di autoreferenzialità. Una qualità rara di questi tempi che prediligono l'apparire più che l'essere. Da questo punto di vista il fotografo Ammazzalorso non vive l'ansia dell'ostentazione e, men che meno, della competizione con colleghi altrettanto bravi e competenti. Di attestati e di verifiche sul campo è pieno lo studio fotografico in cui trionfano tecnica affinata, solida esperienza, sofisticate apparecchiature che ne sorreggono le indubbie qualità espressive. Doti che non potevano sfuggire ad un acuto critico d'arte come Nerio Rosa secondo cui  Ammazzalorso..." si è ritagliata una zona intermedia del pensiero tenue e rammemorante che attraversa il reale senza deformarlo, ma anche senza aderire ad una pienezza oltre la partecipazione umana." 

Su questa linea d'orizzonte, fra elementi naturali e culture dei territori attraversati, si anima la ricerca fotografica di Vincenzo Ammazzalorso fatta di solitarie escursioni e pazienti appostamenti in un'armonica declinazione dello spazio e del tempo. Così come mostrano le immagini ordinate per temi e storie d'altri tempi impresse in apposite pubblicazioni: dalla manualità degli Artigiani a L'arte dei pastori, da Un viaggio in Albania  a due passi il silenzio dietro i cancelli dell'ex Istituto femminile "Regina Margherita, dai Punti di vista alle Forme e materia all'ideazione dei Calendari dell'Istituto Zooprofilattico  Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise.  E poi le incursioni nelle chiese teramane dai rilevanti tesori artistici che lo pongono in perfetta simbiosi con le ricerche di Carla Tarquini per una degna riproposizione culturale "mantenedo sempre alto il rapporto fra visione e meditazione, tra l'umano e il divino" sentenzia Nerio Rosa. Fino a raggiungere I cieli dipinti di Vincenzo Sardella; autentici capolavori per la varietà ed eleganza degli elementi decorativi che ornano le volte degli antichi palazzi della città, ridestati dagli  scatti di Vincenzo Ammazzalorso nel bel volume sempre a firma di Carla Tarquini in uno studio a quattro mani con Renata Ronchi. 

Con Bordi di mare l'autore si colloca fra i gli interpreti più sensibili della fotografia in bianco e nero.  E' l'espressione lirica del suo girovagare nell'universo marino fra la costiera abruzzese e quella molisana. Fra Teramo e Termoli per la precisione. Non credo di saper descrivere le emozioni provate nella penombra dello studio fotografico di fronte a quelle venti immagini rivelatrici di particolari stati d'animo, di incisiva creatività, di contrastanti e luminose tonalità che squarciano il cielo cupo sopra trabocchi sospesi e spiagge ghiaiose in un dominante grigio perla che solo il linguaggio dell'arte riesce a comunicare, come opportunamente lascia intendere Fausto Raschiatore nella presentazione. "Una foto che racconta qualcosa è una buona foto" ama ripetere Vincenzo e subito aggiune con un pizzico di romantica nostalgia "in tanti anni non ero mai riuscito a tradurre fotograficamente le sensazioni trasmessemi dal mare in tutta la sua variabilità.  Bordi di mare rappresenta un nuovo inizio per la mia passione per la fotografia. E' un retaggio di anni di foto con la pellicola in bianco e nero. Certo ho sofferto molto il passaggio dalla pellicola al sensore. Mi manca inoltre la visione dell'immagine che si forma e si materializza sulla carta. Eri avvolto dalla magia della stampa."

Giorni fa gli ho chiesto il titolo di quella bella immagine in bianco e nero incorniciata su cartoncino pregiato di colore beige che mi aveva regalato con stima e amicizia  e lui di rimando, senza esitazione, ha risposto... "quelle Vele metalliche svettanti sul mare di Termoli ora non ci sono più". Sarà stato il vento impetuoso a sradicarle o forse il mare in tempesta ad inghiottirle, o la mano dell'uomo ad annullarle. Chissà. Per me sono ancora al loro posto, sulla parete del mio studio, accanto alle immagini di Ansel Adams che segnano il tempo dell'anno 1987 in una rara pubblicazione della New York Graphic Society Books.
Un accostamento onorevole, mi pare!!

A cura di Marcello Maranella
Link fonte articolo
  • Image 1
  • Image 1
  • Image 1
  • Image 1
  • Image 1