VISIONE MIMETICA E RILETTURA CONTEMPORANEA DELLA CHIESA TERAMANA DI SANT'ANTONIO

Avevo da tempo definito "rammemorante" lo sguardo fotografico di Vincenzo Ammazzalorso: più che una immagine descrittiva, mi piaceva il carattere che evidenziava l'empatìa di una memoria collettiva. Infatti, oltre a presentare gli aspetti fondamentali di una visione legata ad una funzione documentaria, la sua tendenza a collegare il risultato espressivo al vissuto di un fruitore definiva un rapporto tra le individuazioni effettuate e un rivivere un tempo, che non era il ricordo di un passato, ma l'eterno presente di una realtà che riemergeva. Non si trattava quindi di andare verso luoghi e cose di un'epoca precedente, ma, al contrario, di recuperare l'autenticità di un mondo, attualizzandolo senza ricostruirlo arbitrariamente. E i contenuti culturali si mostravano nel modo più genuino e immediato, senza il richiamo cioè ad una visione storica, riproposta con le connotazioni aggiuntive di una ricostruzione affollata.

La grande diffusione della fotografia, con mezzi tecnici sempre più sofisticati e aggiornati, ha portato due nuovi aspetti da considerare: in primis, la superficialità di un risultato espressivo, e poi una certa perfezione esecutiva di una visione fredda e distaccata. Ma chi, come Ammazzalorso, viene da lontano nell'inquadrare e nella riflessione esecutiva del lavoro non conosce questi limiti: le singole immagini non possiedono il distacco di prospettive raffinate, tanto che l'autore tiene sempre a scegliere il suo punto optimum di visione, non in funzione di geometrie perfette da esibire, ma, appunto, nel richiamo cosale ad una memoria di vita.

L'occasione di un impegno sostanziale nell'analisi di chiese teramane che presentano rilevanze artistiche nasce in Ammazzalorso dalla collaborazione ai lavori di Carla Tarquini, che ormai da anni studia e documenta i caratteri dei più importanti luoghi di culto della città, salvandoli dall'abbandono culturale in cui sono stati tenuti. E i piccoli libri che contengono tutte le utili indicazioni recuperano notizie, immagini, biografie e svolgimenti di percorsi storici. Purtroppo però due aspetti penalizzano la qualità fotografica delle edizioni: la prima sta nel fatto che la scelta delle immagini, pur effettuata con gusto, non può non trascurare le foto che non abbiano rilevanza documentaria; la seconda si riferisce alla necessità compositiva del libretto, che non evidenzia una uniformità di immagini, anche nel ricorso a una piena pagina sempre piccola per rivelare gli aspetti artistici delle foto, che hanno la loro migliore espressività nell'imponenza di uno svolgimento uniforme. E così, come già avvenuto per una lettura artistica dell'abbandono dell'ex convento annesso alla chiesa dei Cappuccini, il fotografo, in attesa di presentare le immagini in un mostra alla Kairos teramana nel prossimo autunno, ha voluto porre in rilievo, sia pure in copia unica editoriale, le sue foto, isolandole da un contesto storico assai distante dalla diversa genesi di un lavoro, che nasce totalmente privo di indicazioni scolastiche e positivistiche, ormai obsolete nella cultura postmoderna della contemporaneità.

Ammazzalorso quindi non parte mai dalla visione perfetta di un nitore metafisico, quale risultato di un erklaren operativo che riproponga una realtà storica commisurata in tutti i suoi dettagli espressivi, ma preferisce usare il verstehen, che pone la coscienza come riferimento necessario a rivivere il senso di una presenza significante. Il risultato sta nella complessità citazionista di una visione personale, con tratti mimetici che rivelano la riconoscibilità di un'immagine e, al tempo stesso, la presenza sorprendente di una solennità nuova.

Quadri, affreschi decorativi, particolari architettonici e visioni d'assieme hanno tutti le stesse caratteristiche di eleganza misurata e insieme una presenza antica che ancora ci appartiene. Ma non cerchiamo una quotidianità confidenziale: le immagini sanno rendere il senso di doveroso rispetto verso un luogo che invita al raccoglimento, mantenendo alto il rapporto tra visione e meditazione, tra l'umano e il divino.

Nerio Rosa