Il calendario 2005

L’immagine di un casolare abbandonato presente in questa pagina è solo la testimonianza di un ciclo di lavoro agricolo conchiuso. E’ un momento di passaggio tra antico e nuovo, tra tradizione e innovazione, tra cultura contadina e lavoro industriale.

Si contrappongono così in questo calendario due momenti di riflessione: uno ispirato all’elegia poetica della memoria collettiva sul paesaggio agrario, l’altro fondato sulle geometrie e le superfici materiche di una realizzazione contemporanea. Nel primo caso Vincenzo Ammazzalorso fa tesoro del carattere rammemorante delle sue individuazioni; nel secondo le trasparenze, le modulazioni, i ritmi, le emergenze fenomeniche forniscono nuove indicazioni e suggestioni.

Così il cavallo alla doma (Tav. II), la Torre di Cerrano (Tav. III), la primavera nell’uliveto (Tav. IV), la fienagione (Tav. VI), la prima neve sul Gran Sasso (Tav. X), il gregge nella Valle del Piomba (Tav XII) sono rimandi a citazionismi della nostra radice letteraria.

Invece le trasparenze geometriche della copertina, i ritmi trasversali della neve sull’oliveto di Notaresco (Tav. I), la presenza immanenza dell’ulivo nei campi e sul ribaltamento prospettico del mare e del cielo che si fondono (Tav. V), le sinuosità materiche del terreno di San Giacomo (Tav. VII), le emergenze sulla superficie segnica delle stoppie (Tav. VIII), l’elaborazione materica della campagna atriana (Tav. IX), la complessa scenografia del filare dei pioppi (Tav. XI) sono la testimonianza di un presente che non è più un ricordo né un richiamo immediato all’homo faber, ma il segno di una presenza fortemente partecipe di una vicenda umana che prosegue il suo percorso di lavoro e di vita.

Nerio Rosa

Vincenzo Ammazzalorso è nato a Teramo il 5 luglio 1948.

Laureato in Scienze Forestali, si è dedicato all'attività didattica e professionale, coltivando l'interesse per la fotografia. Le sue immagini realizzano una visione "diretta", senza alterazioni emozionali, secondo una versione della modernità che si è lasciata alle spalle sia il gusto del romantico che le prospezioni contemporanee di dissolvimento esistenziale. L'autore mostra così luoghi raccolti, dove la cura e la conservazione del reale possano lasciar sopravvivere una visione personale, scientifica e al tempo stesso partecipe del culto di una memoria.

Le illustrazioni del calendario

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